Disco, Dancing e Oblio
Fin dai primi esperimenti di architettura radicale per il divertimento degli anni '60, l'Italia è stata protagonista internazionale della "discoteca", a livello di arredo, tecnologia e musica. Il SIB di Rimini, la più importante rassegna specializzata per il mondo dello spettacolo, attirava espositori, imprenditori e curiosi da tutto il mondo. Benché le aziende più importanti del settore (per le luci si pensi a Clay Paky, Coemar o Space Cannon) siano tutt'ora in attività, lo stesso non si può dire di decine di discoteche italiane, molte delle quali hanno fatto ballare tre o quattro generazioni di ragazzi.
Disco&Dancing è stata forse la più importante rivista di settore, pubblicazione ufficiale FIPE - SILB (Sindacato Italiano Locali da Ballo). Dapprima periodico, dal 1989 fino ai primi anni 2000 diventa mensile, edito da Mielle (casa editrice anche di alcuni libri sull'argomento). Quando Norma è entrata in possesso di una ventina di numeri, su Internet non esisteva alcuna traccia non solo della rivista e della casa editrice Mielle, ma nemmeno della gran parte delle persone, dei marchi e dei locali in essa citati.
Così, articolo per articolo, tutto questo materiale dimenticato è progressivamente disponibile su discodancing.it.
Caricare online le scansioni non sarebbe stato un lavoro sufficiente: i pdf, come le immagini degli articoli, non sono facilmente indicizzabili. L'archivio è invece costruito per rispondere alla curiosità dei nostalgici, che cercano su Google vecchie immagini della discoteca che frequentavano. Per questo oltre a copiare e formattare tutti gli articoli così come si presentano sull'originale, sono disponibili numerose schede di approfondimento e collegamento sulle persone, aziende e locali dell'epoca.
Coerentemente con l'estetica che Norma sperimenta da tempo in iniziative di autoproduzione digitale, l'intero sito è costituito da semplici pagine html, che pur citando la forma dell'originale, utilizzano solo font di sistema (Arial e Georgia) e nessun javascript superfluo.
Poiché l'archivio rimarrà incompleto probabilmente per tutto il suo tempo online, le immagini dei locali sono integrate con foto e informazioni provenienti da altri libri pubblicati nello stesso periodo, ugualmente sconosciuti ai più.
Con l'intento di ricongiungere frequentati e protagonisti di allora a testi e immagini che parlano di loro, un estratto delle riviste viene periodicamente pubblicato su Instagram e Facebook, tentando in particolare di rintracciare quei piccoli gruppi spesso chiamati "quelli che andavano al ..." i cui iscritti molto spesso non hanno conservato alcuna foto dei locali com'erano ai tempi d'oro.
L'aumento dei costi, del controllo fiscale e burocratico su tanti di questi luoghi di intrattenimento ne hanno decretato la graduale scomparsa fin dai primi anni 2000. Oggi sono in stato di abbandono, meta di appassionati di urbex, riconvertiti o decisamente demoliti e sostituiti da supermercati. Vale la pena però trascrivere le loro storie su Internet, al di là del copyright di questi materiali.
Hanno lavorato insieme a Norma: Giacomo Mondino (sito, data entry), Giorgia Florenzano (data entry), Alessia Leonetti (social)